#56 Salvatore Mauro

“Combine”
Maggio 2020, via Marco Polo, Siracusa
Installazione site-specific, misura 2 mt, colore spray su multistrato di pioppo circolari

Domestica – Nomade – Non luoghi – Spazi vuoti (natura ) = nuove dinamiche espositive

Durante il lockdown mi sono chiesto che ruolo dovesse avere l’artista. Quello di creare nuove forme espositive come aveva fatto Obrist, quando giovanissimo curò la sua prima mostra nella cucina del suo appartamento?
Ho pensato di far interagire le mie opere con l’ambiente che mi circonda, i luoghi esterni attorno alla mia abitazione, la natura; per me “spazi vuoti” , perché al contrario dei non-lieu, dove s’incrociano persone e oggetti guidati dal desiderio di consumare, questi non appartengono a nessuno. Ho voluto ricombinare i “quasi oggetti”-quelle opere che per M.Serras hanno significato solo quando c’è interazione- all’interno degli “iper oggetti” in questo caso gli ambienti naturali visti da me come “spazi vuoti”.

Nel lavoro di Salvatore Mauro si riconoscono riferimenti a forme espressive che hanno origine negli anni ’60, in particolare quella tipologia di lavori oggettuali ad alto contenuto tecnologico ma vi è anche la traslitterazione ipermoderna degli oggetti in un linguaggio che vuole diventare assemblage di segni e di comunicazione dotta, relazionando pubblico e interventi dell’artista.

www.salvatoremauro.com

ENG

“Combine”
May 2020, Via MArco Polo, Siracusa – Italy
Installation site-specific, mis. 2 mt, spray colour on circular poplar plywood, outdoor spaces

During the lockdown, I wondered what role the artist should play. That of creating new forms of exhibition as Obrist had done when he was very young and curated his first exhibition in the kitchen of his apartment?
I thought of making my works interact with the environment around me, the outdoor places around my house,nature; for me “empty spaces” because, unlike the “non-lieu”, where people and objects are crossed each other, moving by the desire to consume, these do not belong to anyone. I wanted to recombine the “almost objects” – those works for M. Serras have meant only when there is interaction – within the “hyper objects” in this case the natural environments seen by me as “empty spaces”.

In Salvatore Mauro’s artworks there are references to forms of expression that originated in the 1960s, in particular that type of object work with a high technological content, but there is also the hypermodern transliteration of objects into a language that aims to become an assemblage of signs and learned communication, relating to the public and the artist’s interventions.

www.salvatoremauro.com