/pos•tàc•cio/ #1 Gianmaria Marcaccini

A cura di Spazio Y

/pos•tàc•cio/ #1 – La verità ti fa male lo so
Opening 17 e 18 giugno 2021, dalle 18:00 alle 23:00
Visitabile fino al 27 giugno
Prenotazioni: info@spazioy.com
OFF1C1NA 11, Via dei Juvenci 11, Roma

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Spazio Y inaugura /pos•tàc•cio/, format espositivo realizzato in collaborazione con OFF1C1NA, studio condiviso e spazio di ricerca artistica nel quartiere Quadraro.

Il format fa parte del progetto OFF1C1NA EXTENDED e prevede l’utilizzo dello spazio esterno allo studio per realizzare installazioni site-specific, trasformandolo in una piattaforma generativa, dove strati care tracce e segni di un fare temporaneo.

/pos•tàc•cio/, a cura di Spazio Y, muove dall’idea di trascendere la neutralità del white cube, sperimentando le possibili intersezioni tra l’intervento artistico e il rumore visivo proprio dello spazio, testando idee e progetti in fase di lavorazione, accogliendo l’interferenza, trasformando e risigni cando, con un’azione progressiva di accumulo, aggiunta e spostamento, la con gurazione formale e semantica del luogo.

Il primo artista invitato è Gianmaria Marcaccini, la cui ricerca, vicina a un’attitudine postmediale, spazia con disinvoltura dall’installazione, alla pittura, ai new media.
Il suo lavoro, indirizzato ad un’analisi critica delle forme del reale e ad un dialogo serrato tra spazio e costruzione dell’opera, indaga le strutture, apparenti e contenutistiche, degli oggetti del quotidiano, scardinandone la logica di funzionamento e mettendo in discussione il concetto di stabilità e certezza.

Per /pos•tàc•cio/ #1 dal nome La verità ti fa male lo so, l’artista costruisce una sorta di percorso iniziatico dai toni onirici, invitandoci a compiere un rituale collettivo di attraversamento.
Muovendo da un’analisi spaziale del luogo, Marcaccini presenta un’installazione site-specific che combina elementi “freddi”, prelevati dall’ambito tecnologico e della produzione industriale, con frammenti “caldi”, dal sapore arcaico e rituale, creando così un cortocircuito visuale e interpretativo.

L’accesso alla mostra, visitabile dal 17 al 27 giugno, sarà contingentato in osservanza delle misure adottate dal Governo Italiano in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, si consiglia pertanto la prenotazione scrivendo a: info@spazioy.com

Gianmaria Marcaccini
Artista, designer e co-fondatore di Post Ex (artist run space a Roma) si è formato al D.A.M.S. e all’A.B.A. di Bologna, all’A.B.A. di Brera a Milano, al Barnett College a Londra, alla Fondazione A. Ratti per l’Arte Contemporanea a Como e allo IED di Roma.
È stato alunno di Alberto Garutti e Joseph Kosuth ed ha studiato arte contemporanea con critici, storici dell’arte, curatori e semiologi quali Renato Barilli, Giacinto Di Pietrantonio, Angela Vettese e Omar Calabrese.

Ha partecipato a progetti curati o supervisionati, fra gli altri, da:
The Independent del MAXXI a Roma; Francesco Tedeschi per Intesa Sanpaolo a Milano; Floriano De Santi alla Mole Vanvitelliana di Ancona; Guido Molinari per il Trevi Flash Art Museum; Laura Cherubini per Fuori Uso a Pescara; Giacinto Di Pietrantonio e Alberto Garutti per Viafarini a Milano. I suoi lavori sono oggi parte di collezioni italiane e straniere.
www.gianmaria-marcaccini.comwww.instagram.com/gianmaria_marcaccini

Spazio Y
Realtà indipendente fondata nel 2014 con lo scopo di sviluppare mostre e ricerche in ambito contemporaneo, favorendo la sperimentazione e sostenendo lo scambio tra artisti, curatori e pubblico.

Collettivo organizzativo /pos•tàc•cio/: Paolo Assenza, Ilaria Goglia, Germano Serafini.

www.spazioy.comwww.instagram.com/spazio.y

OFF1C1NA EXTENDED
Collettivo organizzativo: Paolo Assenza, Raniero Berardinelli, Fabrizio Cicero, Toni Franz, Ilaria Goglia, Katia Pugach.

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Testo critico Ilaria Goglia

La verità ti fa male lo so
In un contesto quanto mai incerto, in cui il concetto di verità ha perso qualsiasi valenza reale, Gian Maria Marcaccini fa dell’instabilità suo prioritario motivo d’indagine.
Proponendo un approccio antimonumentale alla scultura, di erenti entità vengono sottratte al loro ambito di utilizzo e fatte coesistere in equilibrio precario.

Per /pos•tàc•cio/ l’artista sviluppa un’installazione site-speci c dai toni onirici, che prevede la combinazione di elementi “freddi”- prelevati dall’ambito tecnologico e della produzione industriale – con frammenti “caldi”, dal sapore arcaico e rituale.
Al rigore minimale di tubi al neon e arredi in disuso trovati in loco, vengono accostate ossa animali che, rese antropomorfe dall’impiego di chiome in canapa, danno origine ad un’atmosfera straniante e innescano un cortocircuito formale e interpretativo.

L’attenta analisi dello spazio porta Marcaccini a concepire un intervento longitudinale, cadenzando ritmicamente la distribuzione delle diverse componenti e sviluppando una sorta di percorso iniziatico che, costellato da feticci enigmatici, ci invita ad un rituale collettivo di attraversamento.
Alla ne del percorso una serie di video completano l’installazione e, attraverso l’alternanza di volti umani, suoni di contesto e brevi tracce testuali, costruiscono un frustrante dialogo muto; una sequenza di domande e di ri essioni sull’esistenza non riceve alcuna risposta, caricando chi osserva della responsabilità di cercare una propria soluzione.

I disegni, dipinti digitalmente ed elaborati mediante un’app d’intelligenza arti ciale, sono frutto della scansione e della successiva animazione del volto dell’artista, rappresentando multipli di sé stesso ma anche generici tipi umani simili tra loro.
Nella loro successione, i personaggi rappresentati mimano espressioni perplesse che, non riconducibili ad alcuno stato d’animo preciso, contribuiscono a potenziare il senso di sospensione che permea l’intero lavoro.

Partendo da un’attitudine postmoderna, con questo progetto Marcaccini rinuncia alla pretesa di verità assolute e, ponendosi quale oracolo disfunzionale, si fa voce di questo tempo, dichiarando l’incerto come unica via possibile.

Probably, maybe
Meglio la profondità del lago
Are we?
Vuoi questo per tutta la vita?
Is it?
Does it really matter?

Photo credit: © Germano Serafini (1,3,14-20) © Giorgio Benni (2,4-13)